Gallo Cristallo: esclusione o sopravvivenza?

Della fiaba come storia e viaggio e non incontro con un “concetto”.

Quando leggiamo una storia ai nostri bambini abbiamo spesso la preoccupazione di quello che capiscono. Insegnare con le fiabe non vuol dire necessariamente astrarre concetti ed emozioni, andando a guidare il bambino verso il cogliere un messaggio che noi abbiamo definito. La comprensione di un testo letterario non avviene solo quando i bambini recepiscono il significato scelto da noi come il principale, esso è di vitale importanza perchè è il nostro, e lo si può usare per provocare o per guidare una maggiore consapevolezza della lettura, ma occorre prestare attenzione a non imporre.

La fiaba lavora a un livello implicito che tale deve rimanere, come fosse un ultimo spazio in cui il bambino (e anche noi) si possa sentire libero di esprimere tutto di sè, senza il giudizio di qualcun altro. Questo rispetto è fondamentale.

Quando trasformiamo una storia in un concetto, cosa vince? Camminiamo nei meandri delle idee senza incontrare la realtà, ma forse proprio in questo ci può venire in aiuto Antoine De Saint Exupery.

Antoine in una lettera alla madre racconta di come guardando tutto dall’alto, in volo, dall’aereo il paesaggio appare imperturbato, non più vittima e luogo di guerra. Di fronte a questo sentimento di distacco subito lo scrittore sente la necessità di tornare sulla terra, di ri-immergersi nella vita piena di umanità e dolore della guerra. L’astrarre a volte può portare ad un allontanamento che può essere dannoso, perchè ci allontana dal vivere ciò che accade.

La bellezza delle fiabe sta nel leggere e seguirne la strada senza la pretesa di capire tutti i sottintesi, ma con l’umiltà di chi vuole incontrare cosa nasconde per lui la storia. La narrazione nella sua casistica e nel suo ritmo già ci chiedono di rallentare e di abbandonare il “capire” in virtù del “seguire”. Perchè solo seguendo e guardando ciò che accade possiamo davvero comprendere, ovvero prendere dentro di noi ciò che di vero e buono accade.

Nella fiaba di Italo Calvino intitolate “Gallo Cristallo” interviene un lupo che chiede di far parte di una combriccola di amici. Ebbene il gallo protagonista, per paura, include il lupo che minaccioso si presenta a loro. L’animale a poco a poco mangerà tutti i compagni lasciando solo l’uccellino superstite e prossima preda.

Possiamo parlare di come includere il lupo?

“Ma Emma il lupo non fa una bella fine? l’uccellino lo ha ingannato…”

“Certo, ma quando il lupo si è presentato a loro per unirsi al gruppo loro gli hanno fatto spazio, l’hanno aggiunto. E lui come si è comportato?”

“Li ha mangiati tutti!”

Possiamo parlare di inclusione? Possiamo davvero pensare di convivere con una minaccia che solo vuole mangiarci? Restiamo nella storia. L’uccellino Cardellino per sopravvivenza e con furbizia porterà il lupo verso la fine che merita e la merita, perchè lui per primo l’ha cercata.

Non andiamo a cercare discorsi che esulano dalla storia, facciamoci guidare dalla narrazione e restiamo immersa in essa e nei significati che lei ci porta ad incontrare.

Ecco il nostro eroe: l’uccellino Cardellino!