come una lumaca alla ricerca di sè si trova a scoprirsi potente di un grande cambiamento.
Quando siamo di fronte alle catastrofi, soprattutto quelle naturali, ciò che si impone di più davanti a noi è la nostra impotenza. Subiamo ciò che accade. Con l’improvvisa paura e certezza del nostro essere piccoli.
È un’esperienza terribile per adulti e bambini, che vedono i loro stessi riferimenti crollare.
Non è facile parlare di speranza o di ricostruzione in questi scenari.
I bambini arrivano a scuola raccontando paure e piccole vicissitudini che hanno vissuto in attimi di vera paura. La scuola spesso può ritrovarsi ad essere un luogo di racconto privilegiato per questo. Ma anche la famiglia. Chiunque di noi può diventare luogo di racconto e di ascolto di ciò che ognuno ha vissuto.
Oggi voglio raccontarvi della “Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza”.
La storia comincia presentando il prato come il posto migliore del mondo, un luogo sicuro e incantevole per le lumache che l’abitano.
Ma una di loro non è dello stesso avviso. Ella vuol conoscere il motivo di una così tediosa lentezza che la caratterizza. Comincia così un viaggio, che la porterà a un mutamento del cuore, ovvero dalla questione “Perchè sono fatta così?” arriva a chiedersi “Perchè sono fatta?”.

La risposta alla seconda domanda contiene la prima, in quanto le nostre individualità belle o brutte che siano per noi, nel momento in cui il nostro cuore abbraccia la seconda ipotesi (chiede quindi alla realtà i segni per cui esiste) i limiti e le qualità diventano terreno fertile, strumenti utili alla nostra realizzazione. La domanda sul proprio limite diventa ricerca del proprio nome e questo le viene dato dalla tartaruga, simbolo della memoria e del tempo.
Il nome diventa emblematico della vocazione che le si conferisce, infatti la piccola lumaca si sentirà chiamata a portare l’ipotesi di un viaggio e di una nuova terra nel cuore delle sue compagne. Poche la seguiranno, ma la piccola compagnia partirà con la disperazione nel cuore. La speranza sarà il cammino, costruito a poco a poco fino al luogo sicuro raggiunto.
Ma quel luogo non è “casa”. Passa la notte, fagocitante ma anche custode dei desideri che fa maturare nel buio la vita. Al mattino una lunga scia di denti di leone mostrerà alle lumache la speranza che loro stesse hanno nel cuore, speranza che ha germogliato nel terreno a partire dal loro desiderio.
Ma non solo. La vera vittoria di questa lumaca è la nuova coscienza che essa ha di sè e del mondo che ha attraversato, che non è più il piccolo giardino dov’era, ma l’enormità abitata che ha incontrato e con cui si è relazionata, scoprendo ciò che il proprio cuore può far crescere.