l’attesa di un alba che va attraversata per rivedere il sole, in modo nuovo.
L’avventura della Pasqua non è sempre facile da raccontare, perché chiede prima di tutto a noi adulti di stare di fronte al dolore.
Infatti la Pasqua è una storia di dolore, di tradimento, di abbandono, non a caso a Gerusalemme la via dove avviene la via crucis (e la via dove è passato Gesù) si chiama “Via Dolorosa”.
Il dolore per noi è spesso obiezione alla vita, alla vita che “vale la pena” di essere vissuta e la storia della Pasqua ci pone di fronte a un uomo che ha messo al centro il dolore, come via per giungere a sé. Il dolore nella vita diventa qualcosa di inevitabile, che non possiamo evitare, ma ci pone di fronte ad una scelta: o subirlo o attraversarlo.
È una lotta.
Nel pensare a un laboratorio sulla pasqua per piccolissimi mi sono interrogata non tanto sui simboli della Pasqua o interpellando i suoi valori, ma ho preferito riguardare alla storia, così come è accaduta e raccontata. Seguendo la storia di Gesù di Nazareth, incontriamo il dolore vivendone tutte le sue sfaccettature, l’abbandono, il tradimento, ma anche la derisione e la sopportazione. Gesù si fa compagno di tutti i dolori possibili, non per ripicca, ma pe affetto. “perdona loro perché non sanno quello che fanno” è forse la frase più forte di pietà verso i propri aguzzini. Come dire “Se sapessero di partecipare al male sulla terra, se sapessero del dolore che stanno infliggendo, non lo sceglierebbero”. C’è una tenerezza ultima per noi e per gli uomini che ci hanno fatto del male, che non è “l’effetto farfalla” o la presunzione di chi nel dolore si sente di poter urlare tutta la sofferenza, ma l’abbandono a chi ama tutti gli agenti della storia.
Non è facile trovare storie “alternative” senza snaturare un’esperienza e allora dall’esperienza sono partita, restando sulla storia, come piace fare a me. Mi è capitato un albo sulla storia di alcuni animali che nella foresta aspettano l’alba, il sole. Si radunano, non sono soli e insieme si interrogano su ciò che sta accadendo. Ognuno si muove a modo suo, nel proprio ritmo. L’attesa dell pasqua è strana, è un’attesa che fa fare i conti con la morte, il lato oscuro della vita, come l’oscurità in cui loro sono immersi. A un tratto una luce, un calore, che sia l’alba?

Si immergono in essa e si sentono bruciare, Non è il sole, ma è il fuoco! Brucia, scappano e la foresta viene invasa dalle fiamme che riducono tutto in cenere e portano il dolore. Il dolore fisico che brucia, la cenere che tutto distrugge. Finchè la pioggia non arriva a spegnere tutto. Ma la pioggia con sé porta anche la vita. L’acqua delle lacrime esprime il dolore, lo “getta fuori”, ma allo stesso tempo lava, conforta e permette una rinascita. La pioggia rinutre la foresta e il sole sorge di nuovo, ma diverso.

“Non siamo più gli stessi di prima” dicono gli animali. Quanta verità. Dopo il dolore non siamo più gli stessi di prima e c’è uno smarrimento, un “impasse” nuova che il dolore porta con sé.
Ma c’è una novità. Il sole è risorto per sorgere per sempre. C’è un “per sempre” nella Pasqua.

In questo albo si rilancia l’ipotesi con un “speriamo” perché l’intento è richiamare l’uomo alla propria responsabilità di cura verso la natura. Ma la Pasqua porta in sé una parola nuova, se prendiamo la storia per narrare della Pasqua, non possiamo che mutare questo speriamo nella vera speranza pasquale che è una certezza: il sole sorgerà per noi tutti i giorni, da qui all’eternità.

La pasqua è una storia di dolore perché vuole essere un’amicizia vera, credibile per noi, ogni giorno e offrirci una storia con cui tutti noi possiamo paragonarci e interrogarci, anche i bambini.
Buona Pasqua!
Aspettando l’alba, di Fabiola Anchorena (Autore) Marta Rota (Traduttore) Kalandraka Italia, 2023