Il riscatto di sè, è già promesso
Oggi voglio raccontarvi della fiaba di Selvaggia una giovane principessa atipica, diversa rispetto a quelle che conosciamo. Quando pensiamo alle fiabe e in particolare alle principesse delle fiabe, immaginiamo donne fragili, in pericolo o in situazioni in cui necessitano di un aiuto. Non è il caso di questa principessa.

la storia racconta di una regina che desiderava tantissimo avere un figlio e le viene indicato un rito da svolgere in cui dovrà mangiare un fiore bianco, insieme a questo fiore bianco troverà un fiore di colore nero che non dovrà assolutamente toccare. Come in tutte le fiabe non si resiste alla tentazione di sfidare il divieto e così la regina mangia anche il fiore nero. Si ritroverà incinta di due gemelle che al momento della nascita scoprirà che tanto è bella e dolce una, tanto e sgraziata e brutta l’altra.

Selvaggia, questo è il suo nome, ha capelli ispidi che ricordano un istrice e cavalca un caprone brandendo un mestolo di legno. Quando il castello viene attaccato dai troll, e lei che fa chiudere tutte le porte e va ad affrontarli scacciandoli. Purtroppo la sorella desiderava vedere la fuga dei troll e nell’aprire la porta un troll le ruba la testa scambiandola Con una testa di vitello. Sarà Selvaggia a partire insieme alla sorella per recuperare la testa umana. Lungo il viaggio di ritorno si fermeranno in un’isola dove un re si innamorerà della sorella di Selvaggia che acconsentirà alle nozze tra loro solo a patto che lei stessa, sposi il figlio del re.
Mentre camminano verso la città il principe, futuro sposo di questa intrepida e brutta principessa, è scuro in volto ed ella gliene chiede il motivo.
–Perché non parli? – Gli chiese selvaggia dopo un pò che cavalcavano in silenzio.
–E che dovrei dire?-Ribatte il principe imbronciato, cercando di non guardarla
–Potresti chiedermi ad esempio perché cavalco questo brutto caprone!–
–Già, – disse il giovane ancora più imbronciato – perché cavalchi questo brutto caprone?-
–Come?! – disse selvaggia. – se la cavalcatura più bella che abbia mai avuto una sposa!-
A quelle parole il caprone si dissolse e apparve il più bel cavallo dal manto d’argento mai visto sulla terra. Il giovane trasalì e chiese ancora:
–Come mai brandisci questo lercio mestolo da cucina?–
–Come?!- rispose selvaggia. – Se è il più bel ventaglio di perle che abbia mai rinfrescato guancia di principessa!
Subito il mestolo si mutò in un scintillante ventaglio di perle.
Così attraverso le domande del principe avviene la trasformazione della principessa. finalmente la sua bellezza e il suo coraggio è riconoscibile da tutti, soprattutto dal giovane principe che la sposerà.
È questa una fiaba di riscatto femminile molto forte, presenta una figlia non voluta la quale porta su di sé una sorta di bestialità. Selvaggia non ha la bellezza e il portamento della sorella, ma ha il coraggio e l’intraprendenza di una guerriera. anche come guerriera insolita, è descritta come una creatura goffa, brutta e grottesca. È facile immedesimarsi in lei, sembra esprimere e accogliere in sé tutta la coscienza di chi si scopre misero, brutto e desidera vivere il proprio percorso di scoperta di sé che passa attraverso non solo la piena accettazione di sé ma anche il portare con sé la propria bruttezza.

Perché è importante questo passaggio?
Perché perfino la scoperta della miseria più grande di noi, del dolore più grande che abbiamo, non è obiezione al vivere fino in fondo le sfide della vita. Il cavalcare un caprone brandendo un mestolo se da un lato allontanano le persone da Selvaggia, essi si dimostreranno le sue più grandi risorse fino a trasformarsi in un elegantissimo destriero e un bellissimo ventaglio di perle. Ovvero si riveleranno per quello che sono, qualità che la rendono ciò che è e che riportano la sua bellezza.
Quando poi il principe non si arrende alla sua condizione e domanda allora ella decide di mostrarsi attraverso le domande di lui, che lentamente la liberano dal non essere riconosciuta (e voluta) all’essere finalmente “cercata, domandata” e quindi vista in tutta la sua bellezza.