Realtà e fiabe:

la torre di Copenhagen (Rundetårn)

Quando arriverai in fondo all’albero cavo, sappi che ti troverai in un gran corridoio illuminato da più di cento lampade. Vedrai tre porte, e le potrai aprire, perché le chiavi sono nella toppa. Se entri nella prima stanza vedrai in mezzo al pavimento una grande cassa. Sopra c’è seduto un cane: i suoi occhi sono grandi come tazze da tè, ma non farci caso. Ti darò il mio grembiule a quadretti bianchi e celesti da stendere sopra il pavimento. Tu va verso il cane, acchiappalo, mettilo sul grembiule steso, apri la cassa e prendi tutti i soldi che vuoi. Sono tutti di rame, ma se li vuoi d’argento non hai che d’andare nella seconda stanza. Lì c’è un cane dagli occhi grandi come macine da mulino, ma non farci caso, mettilo sul mio grembiule steso, e prendi tutto quello che vuoi! Se invece preferisci dell’oro, nella terza stanza puoi prendere tutto quello che riesci a portare. Il cane che sta accovacciato sulla cassa delle monete d’oro ha due occhi grandi come la Grande Torre di Copenaghen: quello sì che è un cane, credi a me! Ma non farci troppo caso: mettilo sul mio grembiule e non ti farà niente, e prendi pure dalla cassa tutto l’oro che vuoi.

Questo piccolo racconto è tratto dalla fiaba “L’acciarino” di Hans Christian Andersen.

In questa fiaba un soldato di ritorno dalla guerra incontrerà una strega, la quale gli chiederà di recuperargli un acciarino in fondo a un albero cavo. All’interno di quest’albero lui incontrerà tre bisti, tre cani con la particolarità di avere occhi molto grandi, a guardia dell’acciarino.

Il grande successo riscosso durante la narrazione di questa fiaba è stato esito dell’enfatizzazione di questo particolare degli occhi, reso così familiare dall’uso della similitudine da far percepire in un clima di simpatia la presenza di questi cani. La fiaba farà il resto.

Passando attraverso le similitudini è possibile guidare l’immaginazione e Andersen sceglie dei criteri di paragone basati sull’esperienza del bambino e sulla realtà quotidiana del bambino. La fiaba è portata in un dialogo con la realtà del bambino fino a rilanciare lo sguardo verso qualcosa di sempre più grande, fino alla torre di Copenaghen.

Ciò che non tutti i bambini conoscono è la torre di Copenaghen.

Essa infatti ha una particolarità, se uno dei nostri bambini immagina una torre tendenzialmente la potrebbe vedere a pianta quadrata non a pianta tonda come magari potrebbe pensare essere gli occhi.

E allora miei cari amici io ci sono andata sulla torre di Copenaghen, un tesoro nascosto alla vista, in una via stretta fa capolino questa torre a pianta tonda.

Addirittura, al suo interno non ci sono scale, ma un’unica grande rampa che permetteva di salirci con i cavalli.

Ecco il ponte con la realtà, ecco un rimando semplice di una fiaba che ti invita a guardare la realtà intorno con curiosità nuova per poter esprimere un “ohhh” al pensiero di occhi così grandi, grandi come la torre di Copenaghen, grandi come Rundetårn.