L’attesa: si deve fiduciosamente andare

Jazet, Vernet “dopo stalliere”

Il bastimento a tre piani di Calvino[1] racconta di un bambino il cui padrino, scelto dal genitore, è un uomo incontrato per strada che lascia una lettera al bambino come regalo. Questa lettera dovrà essergli consegnata non appena sarà in grado di leggere.

Giunto a quell’età il ragazzo legge la lettera che recita così:

“Caro figlioccio,

torno a riprendere possesso del mio trono dopo un lungo esilio e ho bisogno d’un erede. Appena letta questa lettera mettiti in viaggio e vieni a trovare il tuo caro padrino, il Re d’Inghilterra.

Post Scriptum: In viaggio guardati bene dall’accompagnarti con un losco, uno zoppo ed un tignoso.”

Incontrati questi individui pericolosi, il giovane se ne libera, non riesce però a difendersi da un ultimo nemico che gli ruba la lettera e si presenta al re spacciandosi per l’erede. Non potendo dimostrare la proprietà della lettera comincia a lavorare come stalliere alla corte del re, aspettando l’occasione di poter dimostrare le sue potenzialità. Su questo aspetto vorrei porre la vostra attenzione. Il protagonista non si riempie di collera di fronte al ladro che si prende i suoi onori, non comincia a pensare a sotterfugi per poter affermare la propria identità o smascherare l’usurpatore, ma semplicemente aspetta, esegue esattamente tutto quello che gli viene detto aspettando l’opportunità di poter dimostrare chi è veramente.  

Il protagonista attende, aspetta. Siamo soliti interpretare l’attesa come una stasi, come un’immobilità, eppure l’attesa è esattamente la posizione non di chi sta fermo, ma di chi è vigile.

Giorgia Grilli lo descrive come “l’atteggiamento che non consente una stasi: è un infinito interrogarsi, un protendersi, un andare a vedere e un occuparsi di impicciarsi”[2] per cui l’attesa è un’attenzione, una tensione verso quello che il mondo può offrire e un invito a coglierlo come occasione. La fiaba infatti, insegna che l’occasione arriva. Così i luoghi, i personaggi, le persone che si incontrano non sono mai casuali, ma tutto concorre al cammino della vita, a scoprire il destino di ognuno, per poter crescere. L’attesa del ragazzo sarà pagata e all’arrivo di una richiesta del re, egli subito risponde.

illustrazione di Yana Ilieva

Non voglio svelarvi troppo della fiaba, ma seguendo il consiglio di un nuovo amico si farà costruire un bastimento a tre piani e partirà per un’opera di salvataggio. La fiaba dimostrerà lungo la storia come al giovane siano dati tutti gli aiuti per poter superare da solo la prova, perché in fondo non si è mai da soli di fronte alla vita, occorre riconoscere gli amici. La fiducia ben riposta in ciò che accade e che viene riconosciuto come buono, permette di non sentire l’urgenza di voler affermare con toni alti e a gran voce la propria verità, perché questa sarà rivelata a tempo debito. Così il ragazzo ha atteso che la verità si svelasse nel corso della storia, certo che la sua vera identità sarebbe emersa e il suo unico compito era quello di essere pronto.


[1] I. Calvino, Fiabe italiane, op.cit.

[2] G. Grilli, Le maschere del mondo e i buchi delle serrature. Della curiosità, del leggere e del raccontare storie, in E. Beseghi (a cura di), Infanzia e racconto, Bononia University Press, Bologna, 2008, p. 95-130.

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